giovedì 15 settembre 2016

Trovare un ragazzo a 36 anni

È ancora possibile trovare un ragazzo a 36 anni? La risposta è sì: anche una donna trentaseienne può trovare un ragazzo con cui sposarsi e formare una famiglia cristiana. Ma affinché il matrimonio sia felice è importante selezionare con cura il futuro sposo. 


Dio ha dotato l'uomo e la donna di facoltà fisiologiche complementari non solo in vista del loro perfezionamento reciproco, ma anche per perpetuare la specie umana ed aumentare il numero degli eletti. Siccome il movente e il fine della creazione è la partecipazione delle creature alla Sua felicità divina, Dio vuole la moltiplicazione delle intelligenze che Lo conoscano, dei cuori che Lo amino, delle volontà che Lo servano, delle anime che possano godere di Lui.
Avrebbe potuto attuare questo piano creando Egli stesso direttamente, tutti gli esseri spirituali, angelici o umani. Per ciò che riguarda il genere umano. Dio non ha voluto compiere da solo quest'opera, ma chiama uomini e donne a collaborarvi, vuole che siano i genitori a mettere al mondo e ad educare i loro figli, per renderli partecipi tanto delle responsabilità che della grandezza e dei meriti di questa missione procreatrice. Il fatto che Dio abbia dotato i corpi umani della fecondità e il cuore dell'uomo e della donna degli istinti meravigliosi che si chiamano amore paterno e amore materno, dimostra a sufficienza il fine procreatore del matrimonio.

Biologicamente la maternità è magnifica e gli scienziati, che studiano lo sviluppo del bambino nel seno materno, esprimono tutti la loro ammirazione per questo processo straordinario. Lo sviluppo dell'embrione umano è davvero un prodigio, un'avventura quasi incredibile, un modello di tecnica. Da una minuscola cellula di due centesimi di millimetro, organicamente indifferenziata, apparentemente banale, risulta un corpo meravigliosamente complesso coi suoi miliardi di cellule differenziate, ossee, nervose, muscolari, germinali, con le migliaia di diramazioni del sistema nervoso, i molteplici canalicoli delle arterie e delle vene, coi suoi organi di vista, di udito, di depurazione, che sorpassano, e di gran lunga, in rifinitura, in perfezione, in ricchezza di particolari, tutto ciò che l'arte umana può realizzare. La scienza e l'abilità degli scienziati di oggi sono del tutto incapaci di riprodurre la più piccola di queste meraviglie che il corpo materno compie quotidianamente. Chi dunque formerebbe un occhio e gli darebbe la vista? E’ un fatto: il corpo femminile è costruito per servire da cantiere a queste prodigiose elaborazioni.

La maternità non è solo un buon risultato biologico, ma attua inoltre un'opera ben più straordinaria: suscita un vivente, un vivente eterno, che niente, neppure la morte, neppure la fine del mondo faranno morire. La scintilla di vita che per la collaborazione dei genitori si è accesa oggi, non si spegnerà mai più e, se per millenni la terra raffreddata e deserta continuerà nell'universo in rovina il suo giro insensibile, essa continuerà sempre a brillare, perché questa piccola scintilla di vita che oggi i genitori hanno fatto sprizzare possiede l'Eternità.

Dio ha voluto la paternità e la maternità per perpetuare il genere umano, accrescere la Chiesa, moltiplicare i suoi eletti. Basta riflettervi un.istante per comprendere l'irreparabile disastro sociale e religioso che costituirebbe, per la Città terrena e per la Chiesa il rifiuto assoluto o quasi assoluto della maternità da parte delle famiglie cristiane. Ognuna delle due può vivere e progredire soltanto per merito del generoso apporto in bambini, in uomini e in cristiani, che loro dona il coraggio degli sposi.

La maternità estende inoltre i suoi effetti a un altro campo e contribuisce, da un punto di.vista più personale questa volta, al perfezionamento dei coniugi, del " padre " e della " madre ". La paternità, di fatto, approfondisce il cuore e la coscienza di un uomo, lo arricchisce di disinteresse e di dimenticanza di sé. Divenuto padre, l'uomo, prima così egoista e preoccupato solo di se stesso, si dona ormai senza calcolo per il bene dei suoi figli. E che dire della madre? Ognuno conosce la meravigliosa abnegazione che la maternità suscita nel cuore della donna, creando in lei un disinteresse totale, una dedizione continua, un'incomparabile dimenticanza di sé.

Paternità e maternità costringono energicamente, ma soavemente, l'uomo e la donna a dimenticare se stessi e a donarsi. Se è vero che il valore umano e cristiano degli uomini si misura non dal loro egoismo ma dalla capacità di abnegazione e di donazione, si vede come, per mezzo di un meccanismo tanto meraviglioso quanto dolce, ambedue queste virtù contribuiscono ad arricchire il cuore degli sposi.

La giovane non mancherà di considerare il suo futuro matrimonio sotto la visuale della maternità e prenderà la ferma decisione di cercarvi i fini di fecondità voluti da Dio. Essa penserà alla maternità non solo come ad una profonda soddisfazione personale, ma anche come all'attuazione di un'insostituibile missione sociale religiosa, e desidererà di mettere al mondo molti figli, il maggior numero di figli che le sarà possibile allevare ed educare convenientemente.


[Tratto da "Il matrimonio. Il libro della giovane" di Pierre Dufoyer, Edizioni Paoline]