lunedì 1 dicembre 2025

Un buon matrimonio

[Brano Tratto da "La donna nel matrimonio", di Pierre Dufoyer, traduzione di Maria Crivelli Visconti, Edizioni Paoline, 1958]. 


La donna dovrà rendersi conto di quanto, come donna, deve a Cristo e alla Chiesa; dovrà comprendere che le leggi con cui la Chiesa circonda l'amore non hanno lo scopo di soffocarlo, ma di dargli la possibilità, sempre più e meglio, di vivere e di godere il grande amore a cui il suo cuore femminile aspira...

IL MATRIMONIO PERFETTO

" Non tantum caro, sed spiritus unus erat ". " Essi erano due in uno; nel corpo come nello spirito ". (Epitaffio di due sposi cristiani)

Esporremo la concezione cristiana del matrimonio, non come possiamo vederla realizzata in qualche caso particolare, ma come dovrebbe essere, come la Chiesa la descrive, la chiarisce e come si sforza di portarci a viverla. Il matrimonio è la comunione di vita di due persone di sesso diverso, nata da un dono libero e reciproco fatto per amore. Il matrimonio è comunione totale di vita: unione di corpi, di cuori, di spiriti, di anime (totalità nell'intensità), sino alla morte (totalità nella durata). L'unione dei corpi è uno degli elementi che distingue l'amore dall'amicizia. L'amicizia è possibile tra persone di eguale sesso, l'amore coniugale, no. L'amicizia è confidenza dei cuori, degli spiriti e delle anime. Anche l'amore coniugale è tutto questo, e in più intimità fisica, e completa e duratura convivenza nella stessa abitazione. Esso è perciò un'amicizia con una intimità più integrale, perché comprende tutto l'essere, sia fisico che psichico e perché permette gli arricchimenti speciali inerenti alla sessualità. Dall'unione dei cuori si sprigionano tutti gli elementi affettivi e sentimentali dell'amore, come la dolcezza e l'ebbrezza nel rivedersi, la gioia di vivere l'uno accanto all'altro, la felicità dell'essere assieme. Essa permette che l'uno cresca nell'altro, uno completi l'altro, lo sviluppi, e lo renda felice. Questa unione dei cuori, elevando il dono dei corpi, distingue l'amore degli uomini da quello delle bestie, l'amore per la sposa da quello per la compagna occasionale. L'unione degli spiriti comprende tutti gli elementi intellettuali dell'amore, la concordanza delle idee, dei giudizi, del modo di vedere e di pensare. Dicendo " concordanza ", intendiamo un amichevole e amorevole scambio, e non il dispotismo di un coniuge autoritario di fronte ad una povera moglie moralmente rimpicciolita o quasi annullata. [...] Tra l'uomo e la donna non vi è un grado diverso di umanità; vi sono tra loro soltanto differenze psicologiche e fisiologiche nell'ambito della stessa natura umana. Uomo e donna sono tra loro diversi, non disuguali, complementari e non subordinati in quanto persona umana. Come in ogni società, nella casa è necessaria una autorità. Psicologicamente il temperamento maschile è per natura più propenso ad esercitare tale autorità; il temperamento femminile è più incline ad accettarla. Ecco perché l'autorità indispensabile in una famiglia, spetta di per sé al marito. È d'altronde possibile ripartirne saggiamente i vari settori secondo l'attitudine dei sessi. L'autorità maschile non ha il diritto di opprimere la personalità femminile né di degenerare in dispotismo. Deve essere una amorevole e tenera risolutezza che giunge a conclusioni ragionevoli e comuni dopo uno scambio di vedute. Solo in questo senso, secondo la retta ragione e secondo la dottrina cristiana, lo sposo è il capo della donna. [...] Se questa unione degli spiriti s'aggiungesse a quella dei corpi e dei cuori, l'amore umano si distinguerebbe ancora maggiormente da quello delle bestie, e la sposa dalla donna di un giorno. Per unione delle anime, intendiamo tutti i moti naturali e soprannaturali fino alla profondità dell'essere, fino agli elementi tanto radicati nel substrato dell'individuo da non poter essere sufficientemente chiariti. È una sorta di osmosi, una specie di crescita intima di uno nell'altro, un vivere all'unisono, una intimità soprasensibile nella quale l'uno appartiene all'altro. L'uno vive tanto nell'altro che le sue gioie diventano le " nostre " gioie, [...] le sue contrarietà le " nostre " contrarietà, i suoi pericoli i " nostri " pericoli. Uno, in certo qual modo, diventa l'altro. In due sopportano le stesse prove, soffrono gli stessi dolori, godono le stesse gioie; e nelle ore tristi come in quelle liete sono sempre fedeli. L'unione delle anime che rafforza quella dei corpi, del cuore e degli spiriti distingue nettamente lo sposo e la sposa dall'amante e la sua amica. Questi ultimi sono spesso soltanto fedeli nel successo; solitamente soltanto i veri sposi sono uniti anche nelle più dure prove. L'unione sino alla morte: è la totalità in relazione alla durata. Uomo e donna si sono amati senza alcuna riserva; cammineranno assieme a fianco a fianco attraverso le gioie e le prove della vita, attraverso possibili urti, sino alla fine delle forze, quali compagni di entusiasmi nella giovinezza, del lavoro nella maturità e della solitudine nell'età avanzata. Questa unione nasce dalla dedizione reciproca e spontanea nell'amore. Il dono di sé deve essere reciproco. Ci si dà interamente, con le proprie ricchezze materiali, le proprie forze umane, corporali, sentimentali e intellettuali e si riceve dall'altro tutte le corrispondenti dovizie. Ci si dona per avere dall'altro la felicità e per rendere l'altro felice. Il matrimonio non è un puro possesso dell'altro o la ricerca della sola felicità individuale, poiché, in tal caso, sarebbe egoismo. Non è neanche solo dedizione all'altro, ma deve essere " unione ", cioè nello stesso tempo possesso e dono. La spontaneità della dedizione totale di sé e l'amore che la detta, costituiscono la grandezza e lo splendore umano del matrimonio. Non si può immaginare nessuna concezione del matrimonio più elevata di questa. È cosa che la Chiesa cerca di presentarla e farla vivere nel mondo. Purtroppo non è vissuta da molti nella sua reale perfezione. Certe donne hanno del matrimonio una concezione egoistica e terrena. Altre vi cercano una maggiore libertà personale e l'appagamento del proprio sentimento più che la felicità dello sposo; aspirano principalmente ad essere adulate, lusingate, e circondate da tenerezza. Però anche queste hanno quasi sempre, in qualche modo, il desiderio di sacrificarsi per il marito e per i figli. Si può difficilmente immaginare una fanciulla col cuore così arido, così egoista e poco femminile da pensare solo a se stessa. Donarsi completamente e per sempre; questa è la vita matrimoniale voluta da Dio. Quando gli sposi portano quest'amore nel matrimonio, quando la scelta dei loro cuori è stata buona, fonderanno una famiglia davvero fortunata, e vi spargeranno gioie e felicità a piene mani per poi in essa ritrovarvele entrambe.

mercoledì 23 aprile 2025

La spiritualizzazione dell'amore

In Italia negli anni 50 e 60 vennero pubblicati con regolare imprimatur dell'autorità ecclesiastica numerosi volumetti di Pierre Dufoyer sulla vita matrimoniale, i quali trattano con cristiana delicatezza argomenti molto interessanti, come ad esempio la spiritualizzazione dei rapporti coniugali. 


Se l'unione dei corpi non è guidata dall'anima che la innalza e le dà il suo significato, diventa una funzione esercitata a vuoto, una caricatura di ciò che dovrebbe essere. (Christian)

La castità matrimoniale non sta nella negazione della carne a vantaggio dell'anima, ma nella spiritualizzazione della carne ad opera dell'anima. (Thibon)

Sotto l'aspetto matrimoniale, l'unione dei corpi ha il compito provvidenziale di intensificare l'amore vicendevole degli sposi. Essa può svolgere questo compito magnificamente, ma può anche sfigurare e rovinare gradatamente l'amore trasformandolo in egoismo. Basta considerare come in certi matrimoni si spenga rapidamente il fuoco della passione, per capire che anche i più ricercati piaceri della carne non bastano da soli ad assicurare il rigoglio dell'amore. Se si vuole far perseverare e crescere l'amore, bisogna spiritualizzarlo. Gli istinti umani, fondamentalmente buoni, sono facilmente eccessivi nelle loro esigenze. Per se stessi non sono né coordinati né subordinati a vicenda; sregolati dalla concupiscenza, cercano solo la loro soddisfazione immediata, sottraendosi volentieri al controllo della ragione e della coscienza; l'istinto della carne più di qualsiasi altro, perché i suoi piaceri sono più intensi e i suoi desideri più vivaci. Se non ci si impone uno sforzo costante per spiritualizzare il richiamo dei sensi trasformandolo in attaccamento dei cuori e delle anime, si arriverà a indebolire e far morire l'amore. Quanto più la unione cessa di essere "dono" per diventare "possesso", o quanto più nell'orchestra dell'amore la nota carnale del piacere personale ha il sopravvento e domina le note spirituali dell'affetto e del dono di sé, tanto più velocemente l'amore si raffredderà e morirà. Quindi gli atti di unione saranno ricchi di valore umano solo quando i diversi elementi sono collocati al posto che loro compete secondo il rispettivo valore; cioè il fervore del cuore che si dona e cerca la felicità dell'amato, e l'ardore dei sensi che raggiunge e gusta la gioia reciproca. Se esiste solo il fervore dei cuori o è così dominante che i sensi non raggiungono il loro piacere completo, è salvaguardato il valore essenziale dell'unione ma non raggiunge la piena efficacia stabilita dalla Provvidenza; si dovrebbe cercare di rimediare per quanto possibile alla deficienza. Se invece l'ardore dei sensi è preponderante sul fervore di cuori, è scomparso il giusto ordine dei valori umani, e si è sulla strada che porta alla decadenza dell'amore e allo sviluppo dell'egoismo. Se questa condotta diverrà una abitudine porterà gradatamente al rafforzarsi dell'egoismo, e parallelamente alla morte dell'amore. Quando poi il senso domina incontrastato e non arde più nessun sentimento, l'amore è morto e solo sussiste l'egoismo. Se l'atto dell'unione porta in sé le note del cuore e della carne, a seconda del modo con cui risuoneranno, entreranno in gioco delle forze che arricchiranno l'amore umano e lo faranno crescere, oppure forze spregevoli, che lo avviliranno e lo faranno spegnere. Perché l'atto dell'unione sia veramente umano, realizzi il suo scopo del vicendevole perfezionamento, arricchisca e intensifichi l'amore dei coniugi, l'anima deve ispirare i corpi, l'amore spirituale deve condurre a quello fisico in modo che possa esprimersi attraverso di esso più totalmente ed eloquentemente, e l'amore dei cuori deve essere il melodioso accompagnamento dell'amore dei corpi. Se invece il corpo domina l'anima, il tema principale della melodia sarà il piacere; se il dono delle anime diventa un accompagnamento sempre più debole, allora l'atto dell'unione non raggiungerà i suoi scopi provvidenziali, l'amore si allontanerà, i coniugi perderanno la loro dignità, e trionferà l'egoismo. [...] Per difendere la sua dignità e la sua elevazione spirituale, per proteggere il suo amore, la donna procurerà di spiritualizzarlo. Deve quindi guardarsi dal cercare o chiedere l'unione esclusivamente o principalmente con lo scopo del suo personale piacere. Senza rinnegare la gioia dei corpi, deve però aver cura che l'unione sia principalmente desiderata e compiuta come dono di amore derivato dall'affetto e per la felicità di suo marito. Deve perciò sforzarsi di mettere nel suo amore un certo ordine gerarchico e di porre tutte le note della melodia amorosa al posto che loro compete a seconda del valore. Questo naturalmente non significa che nei momenti fervidi della donazione debba conservare un completo controllo di sé e un impossibile dominio su se stessa. Si giunge per vie più lunghe alla spiritualizzazione dell'amore; attraverso un abituale, consapevole e volontario rafforzamento dell'affetto, della tenerezza, della generosità, dell'amore. Il tono dell'accompagnamento della carne è dato dalla natura ed è fuori posto sminuirlo; si deve quindi approfondire la purezza e la risonanza dei toni della melodia spirituale che dipendono dalla nostra volontà. In questo modo potrà salvare l'amore, e accrescerlo progressivamente. 

"[...] Si possono trovare mille varianti dell'amore, ma se non è nobilitato, trasfigurato da un'idea più alta, dal pensiero che serve a creare un nuovo essere o a legarci anima e corpo a qualcuno, e se non diventa un simbolo e quasi una gioia degli spiriti, allora l'amore fisico ai miei occhi è la più grande fanfaronata, uno degli inganni più grandi che gli uomini inseguono " (Van Der Meersch). 

Colui che non lascia libero corso ai sensi, chi si impone una disciplina, che comanda all'istinto di subordinarsi all'affetto, non soltanto salva la dignità dell'uomo e la durata dell'amore, ma imprime anche un carattere di freschezza alle sue gioie fisiche. In questo, come in molti altri campi, l'insegnamento cristiano offre una prova del meraviglioso equilibrio dei suoi principi e dell'adeguato adattamento alla natura degli uomini. I suoi insegnamenti sull'amore coniugale scaturiscono da una psicologia profonda e perfetta. Essi non chiedono l’effettivo rifiuto del dono dei corpi, né una ripugnanza puritana in confronto ad esso, né tanto meno una ricerca del maggior godimento sensuale ma il rafforzamento delle note spirituali dell'amore. E questo per accentuare l'affetto e la dedizione che nobilitano l'unione dei corpi e le gioie dei sensi.


[Brano Tratto da "La donna nel matrimonio", di Pierre Dufoyer, traduzione di Maria Crivelli Visconti, Edizioni Paoline, 1958].