lunedì 1 gennaio 2018

Amare la propria moglie

Dagli scritti di Pierre Dufoyer.


Lo scopo, che caratterizza l'aspetto propriamente coniugale del matrimonio, è il progresso reciproco degli sposi, attraverso lo scambio che li arricchisce. Così ci è offerto il compito di delineare quello che uno sposo deve donare alla moglie, per farla felice. Egli deve conoscere quello che la donna attende da lui e quello che essa veramente cerca nel matrimonio. Studiando la psicologia della donna, l'uomo è in grado di penetrare sempre più la natura della compagna della sua vita e di farsi un concetto esatto delle sue idee sull'amore. L'esperienza dimostra che vi sono numerosi matrimoni infelici, nei quali l'uomo e la donna non si comprendono sufficientemente e non si fanno reciprocamente e totalmente felici. Vorremmo perciò aiutare gli sposi ad evitare gli errori ed a realizzare meglio il loro compito. Noi ci atterremo ai soli elementi essenziali ed universali dell'anima femminile. Si incontrano però sempre sfumature ed ombreggiature individuali ed anche casi anormali, che tralasceremo di considerare perché richiederebbero uno studio speciale. La chiave per conoscere la psicologia della donna è costituita prevalentemente dalla ricchezza del suo cuore, dalla sua vita sentimentale e dalla sua sensibilità psichica spiccata (...). La sua forza è il suo cuore. Essa possiede una capacità di sentimento particolarmente sveglia, perciò reagisce anche in modo straordinariamente intenso a tutte le impressioni. Un contegno gentile e premuroso nei suoi riguardi, le prove tangibili di affetto le recano una vivida gioia, quale raramente o per nulla si riscontra nell'uomo. Al contrario, una canzonatura, una indifferenza, una distrazione, un biasimo ed una critica lasciano nella donna un'impressione più durevole che nell'uomo. (...)

Una donna che ama conosce mille possibilità per essere premurosa, mostrare delicatezze e recare piacere. In quest'arte è straordinariamente ingegnosa. Essa sì domanda di continuo che cosa possa piacere all'amato e si dà premura per realizzarla. D'altra parte, nelle donne dominano antipatie, scaltrezze, malignità più marcate, piccole gelosie più accentuate. Il marito non trascuri mai queste caratteristiche psicologiche e pensi quale importanza possano aver per la moglie quelle minime piccolezze, che ai suoi occhi sono “ridicole”, può essere certo che non esagererà mai mostrandosi pieno di riguardi e di gentilezze, poiché la felicità della sua sposa dipende ampiamente dalla sua accentuata sensibilità psicologica.

(...)

(Lo sposo) dovrà ricordarsi che farà felice la moglie innanzi tutto e soprattutto quando la circonderà di un amore ricco di sentimento e che sgorga dal cuore, di quell'amore che rimane il primo sogno di una fidanzata. (...) Senza amore, la sua anima s'atrofizza. Certamente da suo marito si attende fermezza, però una fermezza amorevole. In lui ricerca forza, però una forza unita alla delicatezza. Vuole forza maschia, che però deve essere intessuta di amore e di affetto. Allorché si sforza di scoprire cautamente la natura della propria moglie, l'uomo deve preoccuparsi di possedere tutte le qualità veramente maschili, però senza i difetti concomitanti. Sia calmo, padrone di sé, dotato di carattere, sicuro ed energico nel suo contegno. Con il suo comportamento risoluto nelle vicende e difficoltà della vita, egli infonde alla moglie un rasserenante sentimento di sicurezza e di fiducia. Per contro, le brame di dominio conducono facilmente ad un atteggiamento che si estrinseca in violenza brutale o mancanza di riguardo, in freddezza glaciale o in gretto sfoggio di potenza, di boria e tirannia: tutti pericoli che minacciano l'uomo incapace di disciplinare le sue forze e di frenare il suo impeto. Chi ha capito il segreto della vera autorità, saprà pure unire fermezza e delicatezza, forza e dolcezza. Ma allora riuscirà anche a scoprire la natura della moglie e farla felice. In uno sposo di tal sorta, v'è tanta fermezza e coraggio, che può compiere i doveri e sopportare le prove della vita. Però v'è pure il rovescio della medaglia. La natura della donna, particolarmente sensibile ed emotiva, per quanto possa sembrare incantevole anche all'uomo, non è immune da alcuni difetti. Talvolta il suo modo di fare urta la suscettibilità dello sposo.

(...)

A contatto della donna amata l'uomo ha trovato quei tesori del cuore che nessun'altra creatura umana offrirà mai più. Perciò è obbligato a tollerarne con indulgenza le debolezze del carattere. (...) II marito non perda mai la calma, neppure per reagire alla vita emotiva della moglie. In questo caso è necessario un valido aiuto e non un acerbo biasimo, poiché non vi è alcuna disposizione cattiva. Lo sposo premuroso deve assumere il compito che lo destina ad essere sostegno e protezione della propria moglie. Con fermezza, commista a dolcezza, ne guidi la sensibilità, che costituisce il tratto fondamentale della sua natura e ne fa un essere incantevole, anche se cosi irrazionale, eccitabile e, perciò, così esuberante.



(Brani tratti da "L'uomo nel matrimonio", di Pierre Dufoyer, Edizioni Paoline, 1957)

venerdì 21 luglio 2017

Il significato del dono del corpo nel matrimonio


Dagli scritti di Pierre Dufoyer.


Cerchiamo dunque di renderci perfettamente conto del dono del corpo, secondo i piani della Provvidenza. Cerchiamo di comprendere nel suo completo significato la portata della dedizione fisica nel piano provvidenziale. In questo si inserisce, quando unisce anche il dono dei cuori e delle anime e, in tal modo, si manifesta come un dono più grande e nobile alla persona amata [...]. Quello che possiamo costatare della sua nobiltà e della sua bellezza non ha nessun valore se si considerano solo le manifestazioni fisiche. Queste acquistano valore solo quando il loro dono è un gesto dell'anima. Il dono completo di sé favorisce al massimo grado la fusione di due esseri ed è l'elemento principale che distingue l'amore dall'amicizia. L'amicizia è unione di anime, di spiriti, di cuori in uno scambievole affetto. Anche l'amore è tutto questo, ma vuole gelosamente essere molto di più. Non esclude nessuna unione, non si priva di nessun particolare mezzo di espressione e di realizzazione del totale dono dell'uno e del totale possesso dell'altro. Vuole quindi aggiungere all'unione delle anime, degli spiriti e dei cuori anche quella dei corpi il cui significato è un tentativo, un anelito per esprimere la totalità del dono e la profondità dell'amore che fiorisce nei cuori. E questo donarsi fisicamente, questo grande sacrificio del suo pudore verginale e dell'intimità del suo corpo, non hanno altra ragione all’infuori dell'amore della donna per il suo sposo. Il suo donarsi esprime inoltre con tutta chiarezza il particolare grado di intensità dell'affetto, poiché mostra come voglia darsi a lui interamente e definitivamente col corpo come col cuore. Il dono del corpo è quindi la traduzione in realtà, il simbolo tangibile di un amore che vuol essere senza nessuna riserva. Compiuto con questo spirito, si nobilita e diventa grande e bello; gesto del cuore, gesto dell'anima che pervade il corpo e lo induce ad esprimere i più profondi sentimenti. Se l'unione dei corpi è ispirata dall'amore dei cuori e delle anime, è lo sforzo più completo di due esseri che si amano per donarsi l'uno all'altro perfettamente. Al di fuori dell'unione dei corpi può esservi la donazione totale delle volontà e dei cuori, ma non è totale nella sua espressione. E dove esistesse la sola unione fisica senza unione di cuori e di anime, ci sarebbe unicamente un gesto organico qualsiasi. Ma se proviene da l'unione del corpi e delle anime, il dono reciproco è così completo come non può esserlo maggiormente sulla terra. Si comprende ora chiaramente il significato della donazione del corpo e lo spirito che deve animarla. Si comprende pure che, quando questa è compiuta nella sua pienezza umana e in conformità ai fini della Provvidenza, non è solo un segno o simbolo ma è realmente nutrimento all'amore dei due coniugi. La donazione del corpo alimenta, rinvigorisce e aumenta l'amore coniugale. E lo si capisce facilmente: l'amore viene rafforzato dal dono di sé e con l'accogliere il dono dell'amato. Sentirsi amato intensamente suscita pari amore e intensifica l'affetto reciproco degli sposi. L'unione dei corpi serve anche ad acquietare le tensioni coniugali, ed è quindi uno dei fattori più importanti per la reciproca buona armonia degli sposi. Nel corso della loro vita saranno inevitabili gli urti per mille motivi: diversità di carattere, di vedute, di gusti, di sensibilità, eccessivo affaticamento, nervosismo, preoccupazioni, ecc. Se però poi segue lo scambievole donarsi in modo amoroso e felice, l'appassionata affermazione dell'affetto reciproco che uno sente per l'altro, ecco che le ombre fluttuanti nell'aria vengono spazzate. Ogni malumore è dissipato, i nervi e i sentimenti si distendono e i piccoli screzi sembrano minimi e insignificanti di fronte alla grandezza dell'affetto che uno sente per l'altro. Quando la dedizione dei corpi è attuata con spirito conforme ai fini della Provvidenza, coopera grandemente alla buona armonia tra gli sposi. […] Attraverso la dedizione del corpo gli sposi potranno anche scorgere la loro reciproca interdipendenza. La dedizione mostra in modo evidente quanto uno abbia bisogno dell'altro e come la concordia reciproca e l'armonia tra loro sia indispensabile alla pienezza della loro felicità. Queste verità valgono in ogni singolo momento del matrimonio, ma assumono una particolare evidenza nei momenti dell'unione. Affinché ambedue possano raggiungere la maggior gioia possibile, debbono donarsi d'accordo, e nello stesso tempo partecipare al dono col cuore e con l'animo. Devono cercare di percorrere tutt'e due assieme la via dell'amore e le sue manifestazioni. Lo sposo cercherà di padroneggiarsi, e si preoccuperà perché la sposa giunga al piacere; la sposa deve rallegrarsi della gioia dello sposo. Soltanto allora l'unione raggiungerà la sua forza di espressione spirituale, il massimo dell'efficacia dell'amore e della gioia. Allora questi istanti diverranno gli autentici simboli di quello che deve realizzare l'intera vita matrimoniale: essi richiamano alla memoria il fine del reciproco perfezionamento, la legge dell'educarsi al sacrificio di sé e alla premura per l'altro. Infine questi istanti palesano il volto dell'animo sotto una luce speciale e molto più chiaramente che in qualsiasi altra ora. Fanno conoscere i caratteri e il fondo dei cuori. Manifestano l'intensità e la dovizia dell'amore che ci si dona reciprocamente; ne mostrano la qualità, la purezza e la veracità. Ne attestano la dolcezza e la delicatezza. Certo, nel corso della vita matrimoniale si presentano delle occasioni disinteressate per dimostrare la vera natura dell'amore con fatti e con sacrifici. Tuttavia non ve ne saranno più facili e più spontanee. Così, il dono dei corpi, attraverso la manifestazione della qualità dell'amore reciproco, favorisce molto la gioia dei cuori, l'incanto della vita comune, l'espansione delle anime, quando l'amore sia veramente tenero e profondo (anche il contrario è vero; quando gli istanti di unione mostrano un amore tiepido, misero, egoista, invece di unire, deludono crudelmente). Le possibili ricchezze del dono fisico consistono dunque in tutto ciò. Si può sprecarle, mutilarle e rovinarle. Si può rovesciarle in modo che quanto dovrebbe essere la manifestazione dell'amore e il suo nutrimento sostanziale, diventi una dimostrazione di egoismo, una ferita, una morte per l'affetto. Per sviluppare tutta la ricchezza e i vantaggi del dono di sé, bisogna viverlo nel suo significato umano e secondo i fini della Provvidenza. Deve essere dettato dall'amore, realizzato nell'amore, pervaso di dolcezza, di purezza, di carità e di rispetto per l'altro; e per quanto riguarda l'esecuzione, deve essere compiuto in perfetta purezza, cioè nel rispetto dei suoi fini e dei suoi riti. Le spose che hanno compreso quale sia la grandezza e il valore e le relative ricchezze celate nel dono del corpo, debbono prepararsi ad eseguirlo nella sua pienezza spirituale, nella sua lealtà fisica e in purità. Se occorre, vinceranno il puritanesimo della loro educazione anteriore e prenderanno in considerazione la loro missione provvidenziale di donne maritate. Contemperata dal significato profondo e nobile del dono del suo corpo, la donna capisce che può essere concesso solo nel matrimonio. Espressione fisica del dono totale di sé, dono d'amore, tale atto può essere consumato, soltanto quando esista un legame solenne e pubblico, in uno stato di vita che consacra questo dono di sé definitivo e totale, sino alla morte. Tale stato di vita è fondato solo nel matrimonio monogamico e indissolubile. Il fidanzamento rappresenta solo la strada che vi conduce. Sarebbe quindi estremamente incauto compiere questa totale e duratura dedizione quando si è ancora nell'incertezza — anche se la fidanzata fosse fermamente decisa a sposarsi — finché possono ancora nascere dei dissensi, che sorgerebbero molto spesso se il possesso del corpo fosse già avvenuto durante il fidanzamento. Quanti giovanotti farebbero promesse illusorie di matrimonio per soddisfare la loro passione! Una donna scrive: "Al di fuori del matrimonio la donna è in balia dei capricci dell'uomo. Egli la prende, la possiede, la rende madre, se ne annoia e l'abbandona per cominciare altrove una nuova avventura" (Tinayre).

Si arriva alla stessa conclusione anche dalla costatazione che il dono del corpo porta come frutto il bambino. La dottrina cristiana insegna che è lecito solo agli sposi. Se fosse permesso al di fuori del matrimonio, avrebbe delle conseguenze sociali davvero sconfortanti. Spesso la madre rimarrebbe sola poiché il padre si sarebbe volto ad altre avventure. Essa avrebbe il doppio compito di pensare a sé e al suo bambino. Dovrebbe lavorare e lavorare sodo con discapito della sua salute e dell'educazione del figlio che potrebbe vedere solo la mattina presto e a tarda sera. L'educazione del figliuolo sarebbe priva dell'influenza paterna. Quali danni per la donna, il bimbo, la società! Il dono del corpo al di fuori del matrimonio è un grave passo falso per la giovane, anche quando realmente si abbia intenzione di sposarsi. Sono accaduti dei casi nei quali un fidanzato è rimasto ucciso per un incidente e ha lasciato dietro di sé una fidanzata incinta. Il matrimonio ha tutto previsto, per quanto sia possibile su questa terra, per prevenire tali svantaggi. Dobbiamo sottolineare nuovamente che il dono del corpo si trasforma in una ricchezza per gli sposi solo quando è realmente compiuto nel rispetto dei valori umani e dei fini assegnatagli dalla Provvidenza. Se si rovescia la gerarchia reale degli elementi costruttivi, questi sono trascinati al disordine e ci si danneggia nelle relazioni matrimoniali. Succede in tal caso che l'elemento del solo piacere sensuale sovrasti ogni altra cosa. Le componenti della dedizione e dell'affetto vengono interamente soffocate, e l'egoismo prende il primo posto invece dell'amore. La sensualità distrugge volontariamente la fecondità dell'unione matrimoniale e le toglie le sue più grandi possibilità, quelle di chiamare alla vita nuovi esseri, per realizzare, con modi artificiosi, solo un appagamento sensibile. E così l'alto valore della donazione dei corpi viene completamente distrutto e diventa un elemento negativo. Basta guardarsi attorno per vedere le empietà degli istinti sfrenati. Se un essere si abbandona al gioco dei suoi capricci, si dimostra un distruttore in modo spaventoso: il voluttuoso diventa egoista, poiché sacrifica al suo piacere gli altri e anche la stessa felicità familiare. L'istinto scatenato è la causa dei dolori di tante coppie di sposi. Da esso scaturiscono le gelosie selvagge, l'odio passionale, la decadenza spirituale, mentale e fisica delle malattie veneree, i tradimenti, i delitti, la morte. […] Le statistiche della mortalità mostrano con i loro dati che la voluttà uccide. Quanto è saggia la Chiesa cattolica che proclama nello stesso tempo le ricchezze e i pericoli del dono dei corpi, che rigetta il disprezzo manicaico e giansenistico, come pure l'idolatria della sessualità. La Chiesa rispetta la sessualità. [...] Gesù Cristo non ha forse elevato il contratto matrimoniale a sacramento, trasformando gli atti coniugali, lealmente compiuti, in canali di grazia santificante e grazie attuali, in meriti degni di eterna ricompensa? [...] Il sesto comandamento è dettato, nel pensiero della Chiesa, dalla stima dell'importanza della sessualità. Se l'unione fisica è permessa solo nel matrimonio, è soprattutto per il motivo del suo nobile significato, cioè il dono totale di sé, e per assicurare alla moglie e ai figli un sostegno duraturo nella vita: alla donna, un uomo che l'aiuti per tutta l'esistenza a portare i pesi della maternità, dell'andamento domestico, del nutrimento dei figli; ai bambini, un padre che si aggiunga e completi il lavoro materno dell'educazione. Iddio vuole, principalmente per la donna, per il bambino e per la società, che l'atto di così grande importanza dell'unione dei corpi sia circondato dalla massima sicurezza, che è anche propizia allo sviluppo dei suoi più ricchi frutti umani. 


[Brano Tratto da "La donna nel matrimonio", di Pierre Dufoyer, traduzione di Maria Crivelli Visconti, Edizioni Paoline, 1958]. 

martedì 2 maggio 2017

La spiritualizzazione dell'amore

In Italia negli anni 50 e 60 vennero pubblicati con regolare imprimatur dell'autorità ecclesiastica numerosi volumetti di Pierre Dufoyer sulla vita matrimoniale, i quali trattano con cristiana delicatezza argomenti molto interessanti, come ad esempio la spiritualizzazione dei rapporti coniugali. 


Se l'unione dei corpi non è guidata dall'anima che la innalza e le dà il suo significato, diventa una funzione esercitata a vuoto, una caricatura di ciò che dovrebbe essere. (Christian)

La castità matrimoniale non sta nella negazione della carne a vantaggio dell'anima, ma nella spiritualizzazione della carne ad opera dell'anima. (Thibon)

Sotto l'aspetto matrimoniale, l'unione dei corpi ha il compito provvidenziale di intensificare l'amore vicendevole degli sposi. Essa può svolgere questo compito magnificamente, ma può anche sfigurare e rovinare gradatamente l'amore trasformandolo in egoismo. Basta considerare come in certi matrimoni si spenga rapidamente il fuoco della passione, per capire che anche i più ricercati piaceri della carne non bastano da soli ad assicurare il rigoglio dell'amore. Se si vuole far perseverare e crescere l'amore, bisogna spiritualizzarlo. Gli istinti umani, fondamentalmente buoni, sono facilmente eccessivi nelle loro esigenze. Per se stessi non sono né coordinati né subordinati a vicenda; sregolati dalla concupiscenza, cercano solo la loro soddisfazione immediata, sottraendosi volentieri al controllo della ragione e della coscienza; l'istinto della carne più di qualsiasi altro, perché i suoi piaceri sono più intensi e i suoi desideri più vivaci. Se non ci si impone uno sforzo costante per spiritualizzare il richiamo dei sensi trasformandolo in attaccamento dei cuori e delle anime, si arriverà a indebolire e far morire l'amore. Quanto più la unione cessa di essere "dono" per diventare "possesso", o quanto più nell'orchestra dell'amore la nota carnale del piacere personale ha il sopravvento e domina le note spirituali dell'affetto e del dono di sé, tanto più velocemente l'amore si raffredderà e morirà. Quindi gli atti di unione saranno ricchi di valore umano solo quando i diversi elementi sono collocati al posto che loro compete secondo il rispettivo valore; cioè il fervore del cuore che si dona e cerca la felicità dell'amato, e l'ardore dei sensi che raggiunge e gusta la gioia reciproca. Se esiste solo il fervore dei cuori o è così dominante che i sensi non raggiungono il loro piacere completo, è salvaguardato il valore essenziale dell'unione ma non raggiunge la piena efficacia stabilita dalla Provvidenza; si dovrebbe cercare di rimediare per quanto possibile alla deficienza. Se invece l'ardore dei sensi è preponderante sul fervore di cuori, è scomparso il giusto ordine dei valori umani, e si è sulla strada che porta alla decadenza dell'amore e allo sviluppo dell'egoismo. Se questa condotta diverrà una abitudine porterà gradatamente al rafforzarsi dell'egoismo, e parallelamente alla morte dell'amore. Quando poi il senso domina incontrastato e non arde più nessun sentimento, l'amore è morto e solo sussiste l'egoismo. Se l'atto dell'unione porta in sé le note del cuore e della carne, a seconda del modo con cui risuoneranno, entreranno in gioco delle forze che arricchiranno l'amore umano e lo faranno crescere, oppure forze spregevoli, che lo avviliranno e lo faranno spegnere. Perché l'atto dell'unione sia veramente umano, realizzi il suo scopo del vicendevole perfezionamento, arricchisca e intensifichi l'amore dei coniugi, l'anima deve ispirare i corpi, l'amore spirituale deve condurre a quello fisico in modo che possa esprimersi attraverso di esso più totalmente ed eloquentemente, e l'amore dei cuori deve essere il melodioso accompagnamento dell'amore dei corpi. Se invece il corpo domina l'anima, il tema principale della melodia sarà il piacere; se il dono delle anime diventa un accompagnamento sempre più debole, allora l'atto dell'unione non raggiungerà i suoi scopi provvidenziali, l'amore si allontanerà, i coniugi perderanno la loro dignità, e trionferà l'egoismo. [...] Per difendere la sua dignità e la sua elevazione spirituale, per proteggere il suo amore, la donna procurerà di spiritualizzarlo. Deve quindi guardarsi dal cercare o chiedere l'unione esclusivamente o principalmente con lo scopo del suo personale piacere. Senza rinnegare la gioia dei corpi, deve però aver cura che l'unione sia principalmente desiderata e compiuta come dono di amore derivato dall'affetto e per la felicità di suo marito. Deve perciò sforzarsi di mettere nel suo amore un certo ordine gerarchico e di porre tutte le note della melodia amorosa al posto che loro compete a seconda del valore. Questo naturalmente non significa che nei momenti fervidi della donazione debba conservare un completo controllo di sé e un impossibile dominio su se stessa. Si giunge per vie più lunghe alla spiritualizzazione dell'amore; attraverso un abituale, consapevole e volontario rafforzamento dell'affetto, della tenerezza, della generosità, dell'amore. Il tono dell'accompagnamento della carne è dato dalla natura ed è fuori posto sminuirlo; si deve quindi approfondire la purezza e la risonanza dei toni della melodia spirituale che dipendono dalla nostra volontà. In questo modo potrà salvare l'amore, e accrescerlo progressivamente. 

"[...] Si possono trovare mille varianti dell'amore, ma se non è nobilitato, trasfigurato da un'idea più alta, dal pensiero che serve a creare un nuovo essere o a legarci anima e corpo a qualcuno, e se non diventa un simbolo e quasi una gioia degli spiriti, allora l'amore fisico ai miei occhi è la più grande fanfaronata, uno degli inganni più grandi che gli uomini inseguono " (Van Der Meersch). 

Colui che non lascia libero corso ai sensi, chi si impone una disciplina, che comanda all'istinto di subordinarsi all'affetto, non soltanto salva la dignità dell'uomo e la durata dell'amore, ma imprime anche un carattere di freschezza alle sue gioie fisiche. In questo, come in molti altri campi, l'insegnamento cristiano offre una prova del meraviglioso equilibrio dei suoi principi e dell'adeguato adattamento alla natura degli uomini. I suoi insegnamenti sull'amore coniugale scaturiscono da una psicologia profonda e perfetta. Essi non chiedono l’effettivo rifiuto del dono dei corpi, né una ripugnanza puritana in confronto ad esso, né tanto meno una ricerca del maggior godimento sensuale ma il rafforzamento delle note spirituali dell'amore. E questo per accentuare l'affetto e la dedizione che nobilitano l'unione dei corpi e le gioie dei sensi.


[Brano Tratto da "La donna nel matrimonio", di Pierre Dufoyer, traduzione di Maria Crivelli Visconti, Edizioni Paoline, 1958]. 

mercoledì 15 marzo 2017

Il vicendevole completamento degli sposi


[Brano Tratto da "La donna nel matrimonio", di Pierre Dufoyer, traduzione di Maria Crivelli Visconti, Edizioni Paoline, 1958].




Il vicendevole completamento degli sposi


L'uomo e la donna si integrano non soltanto nella carne, ma ancor più nello spirito; hanno possibilità di completarsi a vicenda. (VON HILDEBRAND)


Abbiamo detto che cos'è il matrimonio. Occupiamoci ora dei fini che la Provvidenza gli ha assegnato e che gli sposi debbono quindi realizzare nella loro vita. Dio ha voluto assicurare la procreazione e la educazione dei figli attraverso l'unione dell'uomo e della donna, che ha dotati di corpi biologicamente adatti, di ricca vita interna dell'anima, e particolarmente dell'istinto materno e paterno. Questa è una verità tanto lampante che nessun uomo di buon senso può dubitarne. Fedeli al nostro programma non tratteremo qui di questo, che è il fine primario del matrimonio. Un altro scopo che Dio Creatore ha perseguito attraverso l'unione dell'uomo e della donna, e che nel matrimonio è più o meno consapevolmente cercato dagli sposi, è il vicendevole completamento. Senza dubbio alcuni egoisti sono portati al matrimonio da interessi particolari che sperano così di conseguire. Se tuttavia non si sono ridotti ad un egoismo integrale, ma conserveranno un po' di vero amore, anch'essi cercheranno la felicità e il perfezionamento del coniuge. Lo sposo e la sposa hanno eguale valore umano, come persone della stessa natura; perciò soltanto il bene armonico della coppia può essere il giusto fine del matrimonio e non il bene dell'uno con danno dell'altro. Il tendere al bene vicendevole è una legge naturale e fondamentale del matrimonio, e a quel fine lo sposo e la sposa debbono dedicarsi volonterosamente e risolutamente. L'uomo e la donna sono persone autonome, e tuttavia bisognose di completamento. Questa asserzione non è vera solo per la procreazione, ma vale, sino ad un certo punto, anche nel campo dello spirito. Esiste un modo di sentire, di pensare, di agire tipicamente maschile, come vi è pure un modo tipicamente femminile di pensare, sentire e agire. Uno in parte coincide con l'altro e in parte lo completa. Il modo di vedere la vita ed i suoi avvenimenti è generalmente più sintetico nell'uomo; egli afferra meglio l'essenziale e le linee generali. E’ inoltre più freddo e costante poiché la ragione gli consente giudizi meno influenzati dal sentimento. All'uomo è dato di creare, di formare e costruire "il mondo". Non gli rimane quindi molto tempo per le "persone"; è meno sensibile, meno portato alla compassione e alla pietà...

La visione della vita nella donna è più analitica, più ricca di sfumature; essa vede e si occupa più dei particolari. Essendo dotata di maggior sentimento e sensibilità, il suo modo di vedere la vita è più caldo e più propenso verso gli esseri umani, in special modo i deboli e i sofferenti. Ha maggiore intuizione e comprensione, ed è perciò più facilmente commossa ma, nel contempo, è più volubile... Tali tratti della psicologia normale maschile e femminile, a cui se ne potrebbero aggiungere tanti altri, mostrano chiaramente che questi due esseri umani possono completarsi vicendevolmente. Un uomo può arricchire una donna con la larghezza di vedute, caratteristica della sua personalità, come nessun'altra donna potrebbe mai fare, e viceversa. Tale differenza e tale possibilità di arricchirsi nei reciproci rapporti stanno alla base della forza universale di attrazione che agisce sui giovani d'ambo i sessi appena inizia per loro la primavera della vita, e che li spinge a cercare la reciproca compagnia e a gustarne il profumo delicato e misterioso. Ora su queste basi nasce anche l'amore propriamente detto, cioè quel sentimento straordinario e intenso che conduce il giovane e la fanciulla a scegliersi tra mille altri, a legarsi l'un l'altro in modo che ogni altra persona viene quasi completamente dimenticata e solo sussiste la gioia e la inesprimibile felicità della reciproca attrazione. " Entrambi sono esseri viventi, incompleti, inesplorati, straordinari " (Chardonne); e lo sono in misura tanto maggiore quanto più grande è la loro istruzione, l'educazione e la ricchezza d'animo; potrà così rinnovarsi continuamente il reciproco completamento. Gli avvenimenti della loro vita, come la paternità e la maternità, i problemi costanti sollevati dall'educazione dei figli, le numerose prove che rivelano reazioni fino allora sconosciute, conducono a scoprire nuovi aspetti nell'anima dell'amato, offrono la possibilità di confrontare idee, di osservare lati sconosciuti di concezioni, sentimenti ed inclinazioni. Nelle mutevoli condizioni di vita attuali, marito e moglie possono mettere continuamente in comune le proprie possibilità, arricchirsi comunicandosi i diversi modi di vedere, sostenersi e rinforzarsi con l'amore e la tenerezza, e aiutarsi così a sopperire alle loro necessità e ad adempiere coraggiosamente la loro missione. Non trae vantaggio solo l'anima dal completamento dei sessi; anche il corpo vi riceve la sua parte. Nuove scoperte nel campo della biologia hanno dimostrato come le relazioni matrimoniali procurino effetti benefici all'organismo della donna, in seguito all'assorbimento del seme maschile. Il miglioramento fisico, che spesso si riscontra nelle giovani donne nel primo anno del matrimonio, è sufficiente per confermare questo benefico influsso. Il vantaggio fisico dell'uomo per le relazioni matrimoniali non è stato ancora abbastanza chiarito e dimostrato. La saggia moderazione e il retto esercizio della pratica matrimoniale portano a un migliore equilibrio ormonico e all'acquietamento dell'eccitazione nervosa dell'organismo. Il matrimonio può elargire tutto questo ai coniugi. Dio stesso, che gli ha dato tali possibilità, vuole che siano realizzate, e impone perciò agli sposi l'impegno necessario come un dovere di stato. Se la donna vuole attenersi ai piani della Provvidenza, deve considerare il matrimonio come una "missione" da compiere: quella di ottenere un reale arricchimento benefico dello sposo. È necessario che ella compia uno sforzo cosciente e deliberato perché questo arricchimento si realizzi, superando le difficoltà inevitabili e vincendo il proprio egoismo. L'amore l'aiuterà nel suo compito; sappia tuttavia diffidare dell'amore basato sul sentimento spontaneo, che può diventare tiepido per l'abitudine e le delusioni. È perciò necessario che, sin dall'inizio, attinga la sua forza da una chiara visione di quella che è la sua missione nel matrimonio e l'accresca sempre più nel corso della vita coniugale. Così, la risoluta volontà di adempire la sua missione trionferà su tutte le difficoltà. Essa deve "volere" il perfezionamento del coniuge. Innanzi tutto, cercherà quindi di comprenderne bene la psicologia, la concezione dell'amore, come pure quello che egli spera e si aspetta dalla sposa e dal matrimonio. Cercherà di accordare i propri desideri e le proprie speranze a quelle del marito, e lo amerà come egli desidera di esserlo. La donna che così si affatica, troverà nel marito, se ha sposato un uomo dal cuore retto, il sostegno che attendeva e, almeno in parte, la tenerezza che desiderava. [...] Il miglior mezzo per la riuscita del matrimonio, consiste innanzi tutto nello sforzarsi per rendere felice il proprio sposo. Questo è il segreto delle famiglie felici.

martedì 3 gennaio 2017

Progresso reciproco degli sposi, attraverso lo scambio che li arricchisce

Dagli scritti di Pierre Dufoyer.

Lo scopo, che caratterizza l'aspetto propriamente coniugale del matrimonio, è il progresso reciproco degli sposi, attraverso lo scambio che li arricchisce. Così ci è offerto il compito di delineare quello che uno sposo deve donare alla moglie, per farla felice. Egli deve conoscere quello che la donna attende da lui e quello che essa veramente cerca nel matrimonio. Studiando la psicologia della donna, l'uomo è in grado di penetrare sempre più la natura della compagna della sua vita e di farsi un concetto esatto delle sue idee sull'amore. L'esperienza dimostra che vi sono numerosi matrimoni infelici, nei quali l'uomo e la donna non si comprendono sufficientemente e non si fanno reciprocamente e totalmente felici. Vorremmo perciò aiutare gli sposi ad evitare gli errori ed a realizzare meglio il loro compito. Noi ci atterremo ai soli elementi essenziali ed universali dell'anima femminile. Si incontrano però sempre sfumature ed ombreggiature individuali ed anche casi anormali, che tralasceremo di considerare perché richiederebbero uno studio speciale. La chiave per conoscere la psicologia della donna è costituita prevalentemente dalla ricchezza del suo cuore, dalla sua vita sentimentale e dalla sua sensibilità psichica spiccata (...). La sua forza è il suo cuore. Essa possiede una capacità di sentimento particolarmente sveglia, perciò reagisce anche in modo straordinariamente intenso a tutte le impressioni. Un contegno gentile e premuroso nei suoi riguardi, le prove tangibili di affetto le recano una vivida gioia, quale raramente o per nulla si riscontra nell'uomo. Al contrario, una canzonatura, una indifferenza, una distrazione, un biasimo ed una critica lasciano nella donna un'impressione più durevole che nell'uomo. (...)

Una donna che ama conosce mille possibilità per essere premurosa, mostrare delicatezze e recare piacere. In quest'arte è straordinariamente ingegnosa. Essa sì domanda di continuo che cosa possa piacere all'amato e si dà premura per realizzarla. D'altra parte, nelle donne dominano antipatie, scaltrezze, malignità più marcate, piccole gelosie più accentuate. Il marito non trascuri mai queste caratteristiche psicologiche e pensi quale importanza possano aver per la moglie quelle minime piccolezze, che ai suoi occhi sono “ridicole”, può essere certo che non esagererà mai mostrandosi pieno di riguardi e di gentilezze, poiché la felicità della sua sposa dipende ampiamente dalla sua accentuata sensibilità psicologica.

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(Lo sposo) dovrà ricordarsi che farà felice la moglie innanzi tutto e soprattutto quando la circonderà di un amore ricco di sentimento e che sgorga dal cuore, di quell'amore che rimane il primo sogno di una fidanzata. (...) Senza amore, la sua anima s'atrofizza. Certamente da suo marito si attende fermezza, però una fermezza amorevole. In lui ricerca forza, però una forza unita alla delicatezza. Vuole forza maschia, che però deve essere intessuta di amore e di affetto. Allorché si sforza di scoprire cautamente la natura della propria moglie, l'uomo deve preoccuparsi di possedere tutte le qualità veramente maschili, però senza i difetti concomitanti. Sia calmo, padrone di sé, dotato di carattere, sicuro ed energico nel suo contegno. Con il suo comportamento risoluto nelle vicende e difficoltà della vita, egli infonde alla moglie un rasserenante sentimento di sicurezza e di fiducia. Per contro, le brame di dominio conducono facilmente ad un atteggiamento che si estrinseca in violenza brutale o mancanza di riguardo, in freddezza glaciale o in gretto sfoggio di potenza, di boria e tirannia: tutti pericoli che minacciano l'uomo incapace di disciplinare le sue forze e di frenare il suo impeto. Chi ha capito il segreto della vera autorità, saprà pure unire fermezza e delicatezza, forza e dolcezza. Ma allora riuscirà anche a scoprire la natura della moglie e farla felice. In uno sposo di tal sorta, v'è tanta fermezza e coraggio, che può compiere i doveri e sopportare le prove della vita. Però v'è pure il rovescio della medaglia. La natura della donna, particolarmente sensibile ed emotiva, per quanto possa sembrare incantevole anche all'uomo, non è immune da alcuni difetti. Talvolta il suo modo di fare urta la suscettibilità dello sposo.

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A contatto della donna amata l'uomo ha trovato quei tesori del cuore che nessun'altra creatura umana offrirà mai più. Perciò è obbligato a tollerarne con indulgenza le debolezze del carattere. (...) II marito non perda mai la calma, neppure per reagire alla vita emotiva della moglie. In questo caso è necessario un valido aiuto e non un acerbo biasimo, poiché non vi è alcuna disposizione cattiva. Lo sposo premuroso deve assumere il compito che lo destina ad essere sostegno e protezione della propria moglie. Con fermezza, commista a dolcezza, ne guidi la sensibilità, che costituisce il tratto fondamentale della sua natura e ne fa un essere incantevole, anche se cosi irrazionale, eccitabile e, perciò, così esuberante.



(Brani tratti da "L'uomo nel matrimonio", di Pierre Dufoyer, Edizioni Paoline, 1957)

giovedì 22 dicembre 2016

Un buon matrimonio

[Brano Tratto da "La donna nel matrimonio", di Pierre Dufoyer, traduzione di Maria Crivelli Visconti, Edizioni Paoline, 1958]. 


La donna dovrà rendersi conto di quanto, come donna, deve a Cristo e alla Chiesa; dovrà comprendere che le leggi con cui la Chiesa circonda l'amore non hanno lo scopo di soffocarlo, ma di dargli la possibilità, sempre più e meglio, di vivere e di godere il grande amore a cui il suo cuore femminile aspira...

IL MATRIMONIO PERFETTO

" Non tantum caro, sed spiritus unus erat ". " Essi erano due in uno; nel corpo come nello spirito ". (Epitaffio di due sposi cristiani)

Esporremo la concezione cristiana del matrimonio, non come possiamo vederla realizzata in qualche caso particolare, ma come dovrebbe essere, come la Chiesa la descrive, la chiarisce e come si sforza di portarci a viverla. Il matrimonio è la comunione di vita di due persone di sesso diverso, nata da un dono libero e reciproco fatto per amore. Il matrimonio è comunione totale di vita: unione di corpi, di cuori, di spiriti, di anime (totalità nell'intensità), sino alla morte (totalità nella durata). L'unione dei corpi è uno degli elementi che distingue l'amore dall'amicizia. L'amicizia è possibile tra persone di eguale sesso, l'amore coniugale, no. L'amicizia è confidenza dei cuori, degli spiriti e delle anime. Anche l'amore coniugale è tutto questo, e in più intimità fisica, e completa e duratura convivenza nella stessa abitazione. Esso è perciò un'amicizia con una intimità più integrale, perché comprende tutto l'essere, sia fisico che psichico e perché permette gli arricchimenti speciali inerenti alla sessualità. Dall'unione dei cuori si sprigionano tutti gli elementi affettivi e sentimentali dell'amore, come la dolcezza e l'ebbrezza nel rivedersi, la gioia di vivere l'uno accanto all'altro, la felicità dell'essere assieme. Essa permette che l'uno cresca nell'altro, uno completi l'altro, lo sviluppi, e lo renda felice. Questa unione dei cuori, elevando il dono dei corpi, distingue l'amore degli uomini da quello delle bestie, l'amore per la sposa da quello per la compagna occasionale. L'unione degli spiriti comprende tutti gli elementi intellettuali dell'amore, la concordanza delle idee, dei giudizi, del modo di vedere e di pensare. Dicendo " concordanza ", intendiamo un amichevole e amorevole scambio, e non il dispotismo di un coniuge autoritario di fronte ad una povera moglie moralmente rimpicciolita o quasi annullata. [...] Tra l'uomo e la donna non vi è un grado diverso di umanità; vi sono tra loro soltanto differenze psicologiche e fisiologiche nell'ambito della stessa natura umana. Uomo e donna sono tra loro diversi, non disuguali, complementari e non subordinati in quanto persona umana. Come in ogni società, nella casa è necessaria una autorità. Psicologicamente il temperamento maschile è per natura più propenso ad esercitare tale autorità; il temperamento femminile è più incline ad accettarla. Ecco perché l'autorità indispensabile in una famiglia, spetta di per sé al marito. È d'altronde possibile ripartirne saggiamente i vari settori secondo l'attitudine dei sessi. L'autorità maschile non ha il diritto di opprimere la personalità femminile né di degenerare in dispotismo. Deve essere una amorevole e tenera risolutezza che giunge a conclusioni ragionevoli e comuni dopo uno scambio di vedute. Solo in questo senso, secondo la retta ragione e secondo la dottrina cristiana, lo sposo è il capo della donna. [...] Se questa unione degli spiriti s'aggiungesse a quella dei corpi e dei cuori, l'amore umano si distinguerebbe ancora maggiormente da quello delle bestie, e la sposa dalla donna di un giorno. Per unione delle anime, intendiamo tutti i moti naturali e soprannaturali fino alla profondità dell'essere, fino agli elementi tanto radicati nel substrato dell'individuo da non poter essere sufficientemente chiariti. È una sorta di osmosi, una specie di crescita intima di uno nell'altro, un vivere all'unisono, una intimità soprasensibile nella quale l'uno appartiene all'altro. L'uno vive tanto nell'altro che le sue gioie diventano le " nostre " gioie, [...] le sue contrarietà le " nostre " contrarietà, i suoi pericoli i " nostri " pericoli. Uno, in certo qual modo, diventa l'altro. In due sopportano le stesse prove, soffrono gli stessi dolori, godono le stesse gioie; e nelle ore tristi come in quelle liete sono sempre fedeli. L'unione delle anime che rafforza quella dei corpi, del cuore e degli spiriti distingue nettamente lo sposo e la sposa dall'amante e la sua amica. Questi ultimi sono spesso soltanto fedeli nel successo; solitamente soltanto i veri sposi sono uniti anche nelle più dure prove. L'unione sino alla morte: è la totalità in relazione alla durata. Uomo e donna si sono amati senza alcuna riserva; cammineranno assieme a fianco a fianco attraverso le gioie e le prove della vita, attraverso possibili urti, sino alla fine delle forze, quali compagni di entusiasmi nella giovinezza, del lavoro nella maturità e della solitudine nell'età avanzata. Questa unione nasce dalla dedizione reciproca e spontanea nell'amore. Il dono di sé deve essere reciproco. Ci si dà interamente, con le proprie ricchezze materiali, le proprie forze umane, corporali, sentimentali e intellettuali e si riceve dall'altro tutte le corrispondenti dovizie. Ci si dona per avere dall'altro la felicità e per rendere l'altro felice. Il matrimonio non è un puro possesso dell'altro o la ricerca della sola felicità individuale, poiché, in tal caso, sarebbe egoismo. Non è neanche solo dedizione all'altro, ma deve essere " unione ", cioè nello stesso tempo possesso e dono. La spontaneità della dedizione totale di sé e l'amore che la detta, costituiscono la grandezza e lo splendore umano del matrimonio. Non si può immaginare nessuna concezione del matrimonio più elevata di questa. È cosa che la Chiesa cerca di presentarla e farla vivere nel mondo. Purtroppo non è vissuta da molti nella sua reale perfezione. Certe donne hanno del matrimonio una concezione egoistica e terrena. Altre vi cercano una maggiore libertà personale e l'appagamento del proprio sentimento più che la felicità dello sposo; aspirano principalmente ad essere adulate, lusingate, e circondate da tenerezza. Però anche queste hanno quasi sempre, in qualche modo, il desiderio di sacrificarsi per il marito e per i figli. Si può difficilmente immaginare una fanciulla col cuore così arido, così egoista e poco femminile da pensare solo a se stessa. Donarsi completamente e per sempre; questa è la vita matrimoniale voluta da Dio. Quando gli sposi portano quest'amore nel matrimonio, quando la scelta dei loro cuori è stata buona, fonderanno una famiglia davvero fortunata, e vi spargeranno gioie e felicità a piene mani per poi in essa ritrovarvele entrambe.